Sembrava veramente convinto. Non c’era una sola ruga d’espressione che smentiva la sua determinazione e cominciai a credergli.
“Nun c’è gnente da fa” strillava, “nun so certo sti politici che se ritrovamo, a esse capaci de cambià ‘e cose! Ma come te viè in mente da pensà che annà a votà oggi, vor dì che quer quarcuno che viè eletto poi fa quello che t’ha garantito, nun è vero gnente!!” La gola paonazza vibrava sotto le vergate delle corde vocali inferocite, e Gino non aveva intenzione di capitolare. “Ma quale politica te sto addì! Qui c’è vò ‘na rivoluzione! Quella Si che cambia e cose!... a politica… ancora…”
“Signorì che je servo?”
Rimasi atterrita dallo sguardo taurino del mio macellaio mentre , ancora una volta, quella parola mi girava vorticosamente nel cervello. Rivoluzione.
“A Signorì, così famo notte!!”
“Si, uhm mi scusi… un petto di pollo, grazie”
Osvaldo del bar all’angolo, il malcapitato interlocutore di Gino, smise di addurre le sue motivazioni per aver votato l’attuale Presidente del Consiglio e provò con: “Ho capito a Gì, solo che qui finchè magnano tutti, t‘a poi scordà a rivoluzione.. A vedi a signorina come sta bene?”
Presi il mio pollo e mi incamminai verso casa, dedicando metà tragitto alle parole di Gino, e l’altra metà a capire se Osvaldo avesse fatto allusioni al mio peso forma.
In un breve lasso di tempo, che arriva sino ad oggi, non era la prima volta che mi toccava il concetto di Rivoluzione. Alcuni giorni prima mi ero trovata a parlarne con un giovane di un centro sociale, molto impegnato e molto istruito, il quale sosteneva che oggi in Italia ci sono tutti i presupposti per una grande mobilitazione che ristabilisca la libertà e la democrazia in questo paese, così diceva. Certo il suo monologo era di gran lunga più complesso, ma faccio fatica a riportarne i punti salienti perché, in fondo, non mi sento vicina a nessuna rivoluzione. Non ho ereditato granché dalle generazioni precedenti, quelle del ’68 o del ’77, e mi chiedo: cosa vuol dire oggi fare una Rivoluzione.
Così comincia questa storia. Con una domanda.
La prima persona a cui la girai è il mio amico Fede, 34enne, laureato in filosofia, con il ciuffo punk e la telecamera sempre in spalla. Aveva senz’altro le idee più chiare di me, ma nessuno dei due si sentiva più che un turista nel mare delle grandi azioni rivoluzionarie. Fu proprio durante quel dialogo scombussolato che prendemmo la decisione.
Noi siamo pronti ad intraprendere questo viaggio e chiediamo a gran voce il vostro aiuto, ricordando che, come disse il maestro rivoluzionario Piero Gobetti, "non cerchiamo lettori, ma collaboratori".
Benvenuti in: UN’ALTRA RIVOLUZIONE
Elle
FM
Il blog di Federico Mercuri
lunedì 21 luglio 2008
Capitolo 1
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Sono nato il 28 settembre del 1973, sono stato allevato amorevolmente dai miei genitori Mario e Luciana in una ridente cittadina dei castelli romani, al secolo Albano Laziale, insieme alle mie due sorellone Cristina e Laura. Vivo a Roma dal 2007.
Mi sono laureato in filosofia alla sapienza di Roma nel 2002 e dal 2002 mi occupo di comunicazione sui nuovi media.
Qualora foste interessati questo è il mio CV.
Qui trovate alcune interviste, servizi e reportage video che ho realizzato.
Qui trovate alcuni dei miei articoli
Questa è la pagina della mia band: i MADENITA
3 commenti:
come potremmo vivere senza il sogno della Rivoluzione?
(si, è proprio lo stesso commento)
23 luglio 2008 1.28
E' dovere d'ogni uomo, e d'ogni donna difendere la propria libertà, la possibilità di pensare e dire la propria opinione, per cercare di cambiare le cose in meglio.
E' dovere d'ogni uomo, e d'ogni donna, qualora la forza del potere non permetta la libera espressione, di alzarsi e combattere tale forza, con ogni mezzo, con tutta la determinazione necessaria e sufficiente a soffocarla e renderla incapace di ledere i diritti fondamentali dell'Uomo.
E' dovere d'ogni uomo, e d'ogni donna, partecipare alla vita politica. In qualsiasi schieramento. Perchè solo con la partecipazione attiva, ogni uomo e ogni donna, avrà accesso all'informazione per prevenire con sufficiente anticipo i pericoli della democrazia, riuscendo ad evitare gli estremi rimedi, che naturalmente seguono gli estremi mali.
Rivoluzione non è una parolaccia, non è un anacronismo sintattico, è invece, una parola densa di sofferta minaccia.
E' un chiaro segnale di volontà di cambiamento... a tutti i costi.
E quando se ne comincia a parlare, quando la gente comincia a partecipare, quando la gente conosce i propri numeri e la propria forza... allora chi era lupo diventa agnello.
Boz
23 luglio 2008 10.38
Il popolo però è ormai troppo rincoglionito e impaurito. spero che il tuo amico abbia ragione, quando dice che i presupposti per la rivoluzione ci sono, ma se così fosse sarebbero i quarantenni a guidarla, quelli che hanno vissuto senza la tv commerciale, i centri commerciali, la politica da commercianti...
31 luglio 2008 0.28
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